«L'ultima provincia del Nord Italia». Secondo il notaio Giovanni Piacitelli, 60 anni, questa era Frosinone fino agli anni 90. «Una provincia viva economicamente e molto dinamica. E la ricchezza industriale, si sa, trainava anche quella delle altre professioni della zona». Negli ultimi dieci anni, però, la situazione è molto cambiata: il territorio non ha più ricevuto incentivi e la provincia non fa più parte del Mezzogiorno. Le aziende, quindi, non possono più usufruire degli sgravi sugli oneri contributivi. «Il risultato - racconta Piacitelli - è stata una lenta deindustrializzazione della zona, con un conseguente decadimento delle attività economiche. Anche l'edilizia è ferma: segno che il territorio non cresce».
Certo, la condizione generale è legata alla congiuntura economica nazionale, ma c'è anche chi vede il bicchiere mezzo pieno. «Svolgiamo normalmente il nostro lavoro in un distretto che, di base, è piccolo e tranquillo - afferma Rita Maria Caterina Doleatti, classe 1946, presidente del Consiglio notarile di Frosinone, opera sul territorio da 25 anni -. E nonostante debba ammettere che di anno in anno vediamo diminuire l'ammontare repertoriale di tutti i notai della zona, continuiamo a lavorare per clienti di ogni tipo: sia pubblici che privati». E poi aggiunge: «Ovviamente la condizione economica non è delle migliori, ma noi possiamo solo prendere atto di quanto accade. La vera risorsa di Frosinone, a mio parere, sono l'università e i giovani del territorio».
Dello stesso parere si dichiara anche Umberto Lombardi, 49 anni, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti di Frosinone: «I giovani sono molto attirati da questa professione, ma oggi è diventata dura anche entrare in questo mondo. Per esempio, vige l'obbligo della formazione professionale, ma non sempre poi si è ripagati adeguatamente, anche da un punto di vista economico». Senza contare le difficoltà legate alla burocrazia: «Lavoriamo con l'agenzia delle Entrate locale, con Equitalia - racconta Lombardi - e ci si trova a dover affrontare problemi, perché manca il personale per espletare tutte le operazioni burocratiche».
La soluzione per far ripartire l'economia della zona, e con essa le professioni, secondo Piacitelli, sta nella costruzione di nuove infrastrutture. «Ne abbiamo un bisogno disperato - conclude il notaio -, perché Frosinone dista da Roma solo 30 minuti e con collegamenti migliori, sia per quanto riguarda la rete viaria che quella ferroviaria, potrebbe diventare una città satellite, con un notevole miglioramento della qualità e della quantità del lavoro per i professionisti della zona».